Riguardo al “coming out” c’è ancora molta confusione: questo termine inglese è l’abbreviazione di “coming out of the closet”, che letteralmente significa “uscire fuori dal ripostiglio” e, in questo caso, ha il significato di “rivelare il proprio segreto”.
Il termine “coming out” è utilizzato per descrivere il momento in cui la persona LGBTQIA+ decide rivelare spontaneamente il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere.
Ben diverso dall’“outing” che, invece, significa rendere pubblico l’orientamento sessuale o l’identità di genere di una persona che vorrebbe mantenerlo segreto, non considerando ed ostacolando quindi le sue volontà.
Bisogna considerare come il coming out sia un momento speciale ed unico nella vita delle persone non eterosessuali, chiaramente non definibile a priori. La persona sceglie di raccontarsi, aprirsi e per questo è fondamentale che non ci siano pressioni o forzature provenienti dall’esterno.
Il coming out non è uguale per tutti, c’è chi decide di aprirsi solo con gli amici, chi solo con la famiglia, qualcuno unicamente con una persona cara, chi invece non ha problemi a farlo nei contesti più svariati, tra cui al lavoro.
Ogni persona deve essere libera di decidere in autonomia quando e come aprirsi.
Per queste ragioni non ci sono regole, norme, tempi, età minima o massima in cui è bene parlare della propria intimità. Ciò che è importante è rispettare la propria unicità e il proprio essere, non esiste un “momento giusto” ma il “proprio momento”.
Spesso il soggetto matura il desiderio di essere sincero e autentico con le persone care, ma dall’altra parte la paura di deludere, di procurare un dispiacere o di compromettere la relazione a volte frena o rallenta la decisione di aprirsi.
Bisogna considerare il coming out come un processo sempre in corso, che non si conclude con un'unica dichiarazione perché potranno riproporsi situazioni diverse, con persone nuove, in cui il soggetto potrà scegliere se e cosa rivelare di sé.
Ad ogni modo, è noto come l’accettazione del proprio orientamento sessuale e/o della propria identità di genere abbia delle influenze positive con un conseguente aumento dell’autostima, diminuzione dell’ansia e ampliamento di legami affettivi basati sulla fiducia e sul rispetto.
Purtroppo, ed è grave dover parlare ancora in questi termini, in seguito al coming out possono esserci atti di derisione, di rifiuto, che possono, nei casi più preoccupanti, portare all’allontanamento dalla famiglia o dal gruppo di amici o a violenza fisica.
Per queste ragioni è importante che ci sia una vera riflessione sulla scelta di dichiararsi.
Il supporto delle persone care, di associazioni dedicate e di professionisti della relazione d’aiuto può essere importante nei casi in cui il soggetto si sente solo, spaesato ed in difficoltà.
Dott.ssa Cristina Nobili
Psicologa Psicoterapeuta
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Bibliografia
- Lingiardi, V., Nardelli, N. (2014). Linee guida per la consulenza psicologica e la psicoterapia con persone lesbiche, gay e bisessuali. Raffaello Cortina.
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